La parola fine - Pareri
Mimma (12-09-2014):
LA PAROLA FINE è un romanzo avvincente, intenso e penetrante.
Ambientato al giorno d’oggi in un palazzo tra i tanti di un quartiere centrale di Roma, appassiona fin da subito. Alterna il “vissuto” del protagonista, un condomino aspirante scrittore ai “racconti” ispiratigli da altri abitanti del palazzo, in un intreccio inquietante tra finzione e realtà, con un incalzante crescendo di tensione emotiva che persiste ben oltre l’epilogo, quasi a dispetto della risoluta perentorietà del titolo.
L’autore, con lo stile fluido ed elegante che lo contraddistingue, vi traspone uno spaccato psicosociale emblematico della nostra epoca, evidenziando le problematiche che maggiormente la caratterizzano a livello individuale, collettivo, di costumi e cultura. Tratta con particolare sensibilità temi alquanto delicati, riuscendo molto spesso, ma sempre con estremo garbo, a indurre nel lettore riflessioni su aspetti importanti della propria sfera psicologica e condotta esistenziale.
È questa sua prerogativa intimista che, a mio avviso, rende il romanzo davvero pregevole. In tal senso, le vicende dei personaggi, a prescindere da valenze specifiche o singoli gradimenti, possiedono una maggiore forza intrinseca corale - ragion per cui non stilo la “top” dei miei racconti preferiti - che appunto risiede nell’offrire a chi le legge numerose occasioni per farsi più consapevole di sé meditando, non senza qualche sofferenza, su ciò che crede di essere, ciò che dimostra di essere e ciò che, invece, sogna di diventare.
Pertanto, oltre ai meritatissimi complimenti e in attesa del suo prossimo lavoro, esprimo ad Alessandro Annulli un sincero ringraziamento per le emozioni donatemi con questa sua terza opera che, a mio parere, dopo la sorpresa de LA SECONDA CASA A DESTRA e la conferma di DUE ALI NEL BUIO, lo consacra a pieno titolo tra i narratori italiani più interessanti del momento.
LA PAROLA FINE è un romanzo avvincente, intenso e penetrante.
Ambientato al giorno d’oggi in un palazzo tra i tanti di un quartiere centrale di Roma, appassiona fin da subito. Alterna il “vissuto” del protagonista, un condomino aspirante scrittore ai “racconti” ispiratigli da altri abitanti del palazzo, in un intreccio inquietante tra finzione e realtà, con un incalzante crescendo di tensione emotiva che persiste ben oltre l’epilogo, quasi a dispetto della risoluta perentorietà del titolo.
L’autore, con lo stile fluido ed elegante che lo contraddistingue, vi traspone uno spaccato psicosociale emblematico della nostra epoca, evidenziando le problematiche che maggiormente la caratterizzano a livello individuale, collettivo, di costumi e cultura. Tratta con particolare sensibilità temi alquanto delicati, riuscendo molto spesso, ma sempre con estremo garbo, a indurre nel lettore riflessioni su aspetti importanti della propria sfera psicologica e condotta esistenziale.
È questa sua prerogativa intimista che, a mio avviso, rende il romanzo davvero pregevole. In tal senso, le vicende dei personaggi, a prescindere da valenze specifiche o singoli gradimenti, possiedono una maggiore forza intrinseca corale - ragion per cui non stilo la “top” dei miei racconti preferiti - che appunto risiede nell’offrire a chi le legge numerose occasioni per farsi più consapevole di sé meditando, non senza qualche sofferenza, su ciò che crede di essere, ciò che dimostra di essere e ciò che, invece, sogna di diventare.
Pertanto, oltre ai meritatissimi complimenti e in attesa del suo prossimo lavoro, esprimo ad Alessandro Annulli un sincero ringraziamento per le emozioni donatemi con questa sua terza opera che, a mio parere, dopo la sorpresa de LA SECONDA CASA A DESTRA e la conferma di DUE ALI NEL BUIO, lo consacra a pieno titolo tra i narratori italiani più interessanti del momento.
Franca (11-07-2013):
Ho riconosciuto in questo romanzo la forza che ho trovato in altri scrittori più noti, la capacità di coinvolgere il lettore, di farlo entrare in empatia con le emozioni e le vicende del romanzo…tanto da sentire ancora la sensazione di essere dentro la storia, anche quando il libro è ormai finito…e non è possibile cominciare subito a leggerne un altro, si ha bisogno del giusto tempo per continuare ad assaporare quelle emozioni, finché piano piano si affievoliscono e si allontanano. Ho trovato molto interessante la struttura del libro, ben costruita e soprattutto ben diretta da un regista che ha tenuto sotto controllo con minuziosa precisione tutto lo svolgimento…senza privare il lettore di piacevoli sorprese e qualche colpo di scena. Tutti i racconti hanno una propria vita e protagonisti dalla personalità definita…ma quello che mi ha colpito di più, e che ho interpretato anche come un messaggio da inviare al lettore (se è vero che ci si aspetta di trarre una morale dai libri) è l’atteggiamento della coppia in crisi, Stefano e Laura, che, una volta placati gli animi, recuperano la vera essenza del loro rapporto senza ulteriori recriminazioni, trasmettendo questo atteggiamento anche ai figli, che a loro volta riescono con facilità ad archiviare come “superato”, senza domande, qualunque fosse, il problema intercorso.
Ho riconosciuto in questo romanzo la forza che ho trovato in altri scrittori più noti, la capacità di coinvolgere il lettore, di farlo entrare in empatia con le emozioni e le vicende del romanzo…tanto da sentire ancora la sensazione di essere dentro la storia, anche quando il libro è ormai finito…e non è possibile cominciare subito a leggerne un altro, si ha bisogno del giusto tempo per continuare ad assaporare quelle emozioni, finché piano piano si affievoliscono e si allontanano. Ho trovato molto interessante la struttura del libro, ben costruita e soprattutto ben diretta da un regista che ha tenuto sotto controllo con minuziosa precisione tutto lo svolgimento…senza privare il lettore di piacevoli sorprese e qualche colpo di scena. Tutti i racconti hanno una propria vita e protagonisti dalla personalità definita…ma quello che mi ha colpito di più, e che ho interpretato anche come un messaggio da inviare al lettore (se è vero che ci si aspetta di trarre una morale dai libri) è l’atteggiamento della coppia in crisi, Stefano e Laura, che, una volta placati gli animi, recuperano la vera essenza del loro rapporto senza ulteriori recriminazioni, trasmettendo questo atteggiamento anche ai figli, che a loro volta riescono con facilità ad archiviare come “superato”, senza domande, qualunque fosse, il problema intercorso.
Mauro (21-06-2013):
Ho trovato "La parola fine" un testo impetuoso, perchè investe il lettore con la forza impetuosa delle emozioni pure che vanno dall'amore alla rabbia, dalla frustrazione alla rassegnazione e dove il rapporto con gli altri, con la famiglia in particolare, è la vera forza che fornisce la chiave di lettura delle vicende umane. I racconti, comunque fluidi e ben curati, offrono uno spaccato della psicologia umana dove ognuno può ritrovare un po' di sé e alla fine realtà e finzione si fondono in un unico grande sogno.
Ho trovato "La parola fine" un testo impetuoso, perchè investe il lettore con la forza impetuosa delle emozioni pure che vanno dall'amore alla rabbia, dalla frustrazione alla rassegnazione e dove il rapporto con gli altri, con la famiglia in particolare, è la vera forza che fornisce la chiave di lettura delle vicende umane. I racconti, comunque fluidi e ben curati, offrono uno spaccato della psicologia umana dove ognuno può ritrovare un po' di sé e alla fine realtà e finzione si fondono in un unico grande sogno.
Tiziana (30-05-2013):
Ho letto “La parola fine” con grande interesse e particolare attenzione. Mi ha colpito la delicatezza nel trattare i grandi temi della solitudine e della morte sapientemente intrecciati all'amore, al senso della vita, alle emozioni che emergono da tutti i racconti. Dopo le prime pagine, ho vagato tra personaggi "conosciuti", frutto dell'immaginazione dell'autore, descritti a volte con toni edulcorati, a volte critici, che si muovono in un contesto reale/fantastico e fantastico/reale. Paletta 10 a: La giustiziera della Balduina, Al cinema con mamma e Il killer che non ricordava i sogni. Un romanzo che, secondo me, è nato da una profonda ricerca introspettiva di Alessandro e che stimola alla riflessione.
Ho letto “La parola fine” con grande interesse e particolare attenzione. Mi ha colpito la delicatezza nel trattare i grandi temi della solitudine e della morte sapientemente intrecciati all'amore, al senso della vita, alle emozioni che emergono da tutti i racconti. Dopo le prime pagine, ho vagato tra personaggi "conosciuti", frutto dell'immaginazione dell'autore, descritti a volte con toni edulcorati, a volte critici, che si muovono in un contesto reale/fantastico e fantastico/reale. Paletta 10 a: La giustiziera della Balduina, Al cinema con mamma e Il killer che non ricordava i sogni. Un romanzo che, secondo me, è nato da una profonda ricerca introspettiva di Alessandro e che stimola alla riflessione.
Stefania (25-05-2013):
“La parola fine” mi ha molto colpito perché svela un percorso, un modo "fantastico" di vedere e di vivere la vita, sospesa fra realtà e fantasia, fra realtà e sogno. Molto originale l'idea dei racconti riferiti a persone qualunque di un condominio qualsiasi che diventano personaggi fantastici, e questo rincorrersi tra vita reale e immaginaria che ho trovato molto stimolante. I racconti che ho preferito sono "Appuntamento in cantina " e "Al cinema con mamma" per motivi diversi ma speculari, vicini. Il primo perché tratta della nostra ancestrale paura della morte e del nostro stare in bilico in questa realtà in perfetta solitudine. L'altro perché ci fa immaginare quanto la nostra vita possa essere deviata dalla vita degli altri, dalle decisioni degli altri di svelarci o meno degli avvenimenti che avrebbero potuto dirigere la nostra vita altrove, e poi la tenerezza, c'è un momento di tenerezza tra madre e figlio che mi ha avvolta: i figli che diventano madri della propria madre, questo svela un lato "femminile" prezioso e raro in uno scrittore e in un uomo.
“La parola fine” mi ha molto colpito perché svela un percorso, un modo "fantastico" di vedere e di vivere la vita, sospesa fra realtà e fantasia, fra realtà e sogno. Molto originale l'idea dei racconti riferiti a persone qualunque di un condominio qualsiasi che diventano personaggi fantastici, e questo rincorrersi tra vita reale e immaginaria che ho trovato molto stimolante. I racconti che ho preferito sono "Appuntamento in cantina " e "Al cinema con mamma" per motivi diversi ma speculari, vicini. Il primo perché tratta della nostra ancestrale paura della morte e del nostro stare in bilico in questa realtà in perfetta solitudine. L'altro perché ci fa immaginare quanto la nostra vita possa essere deviata dalla vita degli altri, dalle decisioni degli altri di svelarci o meno degli avvenimenti che avrebbero potuto dirigere la nostra vita altrove, e poi la tenerezza, c'è un momento di tenerezza tra madre e figlio che mi ha avvolta: i figli che diventano madri della propria madre, questo svela un lato "femminile" prezioso e raro in uno scrittore e in un uomo.
Egidio (03-04-2013):
I racconti mi sono piaciuti tutti, molto. Per quanto riguarda la storia che le lega tutte, direi che è troppo “mulino bianco”. Immagino che quella descritta sia la famiglia dell’autore. Ma, anche se reale, è troppo poco verosimile: trovo molto di maggior effetto letterario le storie dei racconti. Nella storia del protagonista c’è troppo amore, troppa perfezione, troppo equilibrio. Trovo eccessivo inserito in un romanzo, anche se condivisibile, il profondo amore che l’autore dimostra per Roma. Analogamente mi sembra troppo narcisistico quel far ripetere non so quante volte ai vari personaggi che i racconti sono belli: io condivido ma basta una volta! Mi ha colpito molto favorevolmente anche il finale. Comunque è stata una piacevolissima lettura: ce ne fossero di più di libri come questo! Credo che Alessandro ci regalerà ancora altre belle storie.
I racconti mi sono piaciuti tutti, molto. Per quanto riguarda la storia che le lega tutte, direi che è troppo “mulino bianco”. Immagino che quella descritta sia la famiglia dell’autore. Ma, anche se reale, è troppo poco verosimile: trovo molto di maggior effetto letterario le storie dei racconti. Nella storia del protagonista c’è troppo amore, troppa perfezione, troppo equilibrio. Trovo eccessivo inserito in un romanzo, anche se condivisibile, il profondo amore che l’autore dimostra per Roma. Analogamente mi sembra troppo narcisistico quel far ripetere non so quante volte ai vari personaggi che i racconti sono belli: io condivido ma basta una volta! Mi ha colpito molto favorevolmente anche il finale. Comunque è stata una piacevolissima lettura: ce ne fossero di più di libri come questo! Credo che Alessandro ci regalerà ancora altre belle storie.
Francesca (14-03-2013):
Era tanto tempo che non leggevo un libro “intelligente”. Questo è decisamente un romanzo intrigante. Una struttura portante forte ed equilibrata, ogni personaggio è cesellato con la perizia di un orefice e l’attenzione di un analista. L’organizzazione del romanzo in racconti, che scorrono lungo un filo conduttore unificante, si addice all’autore. Nulla è affidato al caso, in un complesso ma fluido gioco di incastri. Mai noioso o prolisso nonostante le sensazioni e i casi della vita siano descritti nei minimi particolari, ricchi di sfaccettature fino allo spasimo. Appassionante come un thriller, con sfumature noir e una vena di romanticismo. Fiducioso nell’amore. Affascinato dai meandri della mente e dall’impalpabile materia dei sogni. Un inno alle emozioni.
Era tanto tempo che non leggevo un libro “intelligente”. Questo è decisamente un romanzo intrigante. Una struttura portante forte ed equilibrata, ogni personaggio è cesellato con la perizia di un orefice e l’attenzione di un analista. L’organizzazione del romanzo in racconti, che scorrono lungo un filo conduttore unificante, si addice all’autore. Nulla è affidato al caso, in un complesso ma fluido gioco di incastri. Mai noioso o prolisso nonostante le sensazioni e i casi della vita siano descritti nei minimi particolari, ricchi di sfaccettature fino allo spasimo. Appassionante come un thriller, con sfumature noir e una vena di romanticismo. Fiducioso nell’amore. Affascinato dai meandri della mente e dall’impalpabile materia dei sogni. Un inno alle emozioni.
Roberta (13-03-2013):
Ben scritto e ben costruito, mi ha tenuto piacevolmente compagnia nelle vacanze di Natale. Pensavo di dover dedicare molto tempo alla lettura data la mole del libro, invece le pagine sono corse via in pochi giorni, salvo poi farsi tornare a leggere qui e là. Mentre la trama si snoda (o si annoda) seguendo eventi apparentemente banali di vite come tante, l’elemento fantastico e inquietante s’insinua nella mente del protagonista e del lettore, in un costante crescendo, fino alla conclusione quasi da thriller. Credevo il meta-romanzo un genere già troppo sfruttato, ma l’autore è riuscito a trovare un modo originale di raccontare la storia di un uomo che racconta una storia, anzi, nel nostro caso, tante storie. Mentre ne “La seconda casa a destra” la storia salta nel tempo e nello spazio, ne “La parola fine” la storia oscilla tra universi paralleli, tra fantasia e realtà, che si confondono in un gioco sottile di suggestioni: ciò che è stato, ciò che poteva essere, ciò che forse sarà.
Ben scritto e ben costruito, mi ha tenuto piacevolmente compagnia nelle vacanze di Natale. Pensavo di dover dedicare molto tempo alla lettura data la mole del libro, invece le pagine sono corse via in pochi giorni, salvo poi farsi tornare a leggere qui e là. Mentre la trama si snoda (o si annoda) seguendo eventi apparentemente banali di vite come tante, l’elemento fantastico e inquietante s’insinua nella mente del protagonista e del lettore, in un costante crescendo, fino alla conclusione quasi da thriller. Credevo il meta-romanzo un genere già troppo sfruttato, ma l’autore è riuscito a trovare un modo originale di raccontare la storia di un uomo che racconta una storia, anzi, nel nostro caso, tante storie. Mentre ne “La seconda casa a destra” la storia salta nel tempo e nello spazio, ne “La parola fine” la storia oscilla tra universi paralleli, tra fantasia e realtà, che si confondono in un gioco sottile di suggestioni: ciò che è stato, ciò che poteva essere, ciò che forse sarà.
Claudia (12-03-2013):
Punti di forza: scritto molto bene, originale, contiene diversi spunti per una riflessione sui caratteri dell’uomo; porta il lettore a un crescendo di curiosità sugli sviluppi del romanzo e sul finale; delizioso “Al cinema con mamma”; geniale “Il killer che non ricordava i sogni”. Punti di debolezza (ovviamente per me): prologo un po’ prolisso; “Domina” mi è sembrato inopportuno, in quanto tratta un disagio psicologico con troppa superficialità (d’altra parte non poteva essere altrimenti in un romanzo), nel racconto tutto sembra risolversi con un semplice innamoramento, ma poi nella realtà riemerge la vera indole della bambina; “Scaffali bollenti” forse non è all’altezza degli altri racconti, probabilmente perché, a differenza di questi, la conclusione non è d’impatto (magari sarebbe stato diverso se fosse stato uno dei primi). Nonostante l’autore si soffermi spesso in descrizioni minuziose, se provavo a saltarle ero costretta a tornare indietro e a leggere tutto, temendo di aver perso quel particolare utile per capire la dinamica degli accadimenti successivi. In sostanza, un‘opera che mi ha fatto trascorrere piacevolmente il mio raro tempo libero. Bravo, anzi bravissimo, e… rimango in attesa del prossimo romanzo!
Punti di forza: scritto molto bene, originale, contiene diversi spunti per una riflessione sui caratteri dell’uomo; porta il lettore a un crescendo di curiosità sugli sviluppi del romanzo e sul finale; delizioso “Al cinema con mamma”; geniale “Il killer che non ricordava i sogni”. Punti di debolezza (ovviamente per me): prologo un po’ prolisso; “Domina” mi è sembrato inopportuno, in quanto tratta un disagio psicologico con troppa superficialità (d’altra parte non poteva essere altrimenti in un romanzo), nel racconto tutto sembra risolversi con un semplice innamoramento, ma poi nella realtà riemerge la vera indole della bambina; “Scaffali bollenti” forse non è all’altezza degli altri racconti, probabilmente perché, a differenza di questi, la conclusione non è d’impatto (magari sarebbe stato diverso se fosse stato uno dei primi). Nonostante l’autore si soffermi spesso in descrizioni minuziose, se provavo a saltarle ero costretta a tornare indietro e a leggere tutto, temendo di aver perso quel particolare utile per capire la dinamica degli accadimenti successivi. In sostanza, un‘opera che mi ha fatto trascorrere piacevolmente il mio raro tempo libero. Bravo, anzi bravissimo, e… rimango in attesa del prossimo romanzo!
Clarita (03-01-2013):
Una vera conferma. Questo libro mi ha riportata alla lettura dopo oltre 2 mesi di pausa, me lo sono divorato in pochi giorni malgrado la mole "importante" e mi ha fatto tornare una gran voglia di leggere. Coinvolgente e sorprendente, conferma le capacità di scrittore di un autore che cresce sempre di più in quanto a scorrevolezza e perfetta analisi dei caratteri. Triste anche, nel raccontare la solitudine infinita dell'essere umano, ma anche l'amore, l'amicizia e la famiglia. Davvero consigliatissimo.
Una vera conferma. Questo libro mi ha riportata alla lettura dopo oltre 2 mesi di pausa, me lo sono divorato in pochi giorni malgrado la mole "importante" e mi ha fatto tornare una gran voglia di leggere. Coinvolgente e sorprendente, conferma le capacità di scrittore di un autore che cresce sempre di più in quanto a scorrevolezza e perfetta analisi dei caratteri. Triste anche, nel raccontare la solitudine infinita dell'essere umano, ma anche l'amore, l'amicizia e la famiglia. Davvero consigliatissimo.